Gutta cavat lapidem
Domenica 2 aprile alle ore 16,00 presso il Museo civico di Scienze Naturali “Malmerendi” di Faenza si terrà l’inagurazione della mostra “Gutta cavat lapidem”.
Usi impropri (?): la fruizione delle cavità nell’iconografia antica e moderna
ARCHIVIO CARTOGRAFICO – Viale A. Moro, 28 – 40127 Bologna
La mostra “Usi impropri” vuole illustrare gli utilizzi delle grotte da parte dell’umanità, durante la sua storia. Il titolo nasce dal fatto che gli speleologi ritengono le cavità un territorio da esplorare, documentare, studiare e salvaguardare e nulla più: quindi sono convinti che tutti gli altri utilizzi possano definirsi impropri; il punto interrogativo instilla il dubbio su quale sia il punto di vista corretto.
Durante la conferenza ce ne parleranno: Paolo Forti (Università di Bologna), Rossana Gabusi (Sovrintendenza Archeologia Bologna), Nevio Preti (Gruppo Speleologico Bolognese-Unione Speleologica Bolognese), Massimiliano Costa (Parco della Vena del gesso), Marcello Di Martino (Associazione Nazionale Città delle Grotte), Piero Gualandi (La Nottola Aps-Asd), Maria Luisa Garberi (Regione Emilia-Romagna).
Manuela Rontini (Presidente Commissione Territorio e Ambiente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna) inaugurerà la mostra alle ore 13,00 presso l’atrio dell’Assemblea Legislativa, in Via Moro 50.
La mostra sarà visibile dal 19 al 30 ottobre 2018
Solfo & carbone: minatori e speleologi nella Romagna orientale
Da domani la mostra Solfo & carbone: minatori e speleologi nella Romagna orientale è riallestita al Museo Civico di Scienze Naturale di Faenza in Via Medaglie D’Oro, 51 dove rimmarra esposta fino all’11 Novembre 2017.
Solfo & carbone: minatori e speleologi nella Romagna orientale
Presso il Museo di Mineralogia “Luigi Bombicci” a Bologna in Piazza di Porta San Donato, 1 sarà possibile visitare la mostra “Solfo & Carbone, minatori e speleologi nella Romagna Orientale”. La mostra affronta i parallelismi tra lo zolfo romagnolo e il carbone belga ricordando l’incidente di Marcinelle di cui ricorrevano, nel 2016, i 60 anni.
La mostra è stata organizzata dalla Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna, l’Unione Minatori Valmarecchia e il Museo Sulphur di Perticara e patrocinata dalla Regione Emilia-Romagna e dalla Società Speleologica Italiana. La mostra sarà visibile fino al 15 febbraio 2017. Il museo è aperto tutti i giorni, domenica compresa, dalle ore 9,00 alle ore 13,00.
Mostra “Grotte e speleologi nella Vena del Gesso romagnola”
Nel solo parco della Vena del Gesso Romagnola gli speleologi hanno esplorato, fino ad oggi, oltre 200 grotte per uno sviluppo complessivo che supera i 40 chilometri, inoltre ogni anno nuove grotte vengono scoperte e messe a catasto, tanto da poter considerare la Vena del Gesso romagnola tra le principali aree carsiche gessose d’Italia.
Le grotte della Vena sono un mondo buio e nascosto e tuttavia straordinario.
Ci sono cavità lunghe alcuni chilometri e profonde fino a 200 metri: è un alternarsi di corsi d’acqua, gallerie, sale, pozzi e cunicoli con diffusa presenza di concrezioni, erosioni e riempimenti unici nel loro genere.
Queste grotte non sono però di facile percorribilità e richiedono, quasi sempre, la conoscenza delle tecniche speleologiche, nonché il possesso di un’adeguata attrezzatura.
Nonostante ciò, anche chi non è speleologo può conoscere, in parte, i fenomeni carsici della Vena del Gesso.
Una grotta parzialmente turistica, la Tanaccia, nei pressi di Brisighella, consente a tanti di scendere facilmente in profondità ed è, per questo, meta di periodiche ed affollate visite guidate. Pure i primi metri della Grotta del Re Tiberio, nei pressi di Borgo Rivola, sono accessibili a tutti.
Anche una camminata lungo i facili sentieri del Parco può riservare molte sorprese.
Non è necessario “andare in grotta” per far conoscenza diretta dei fenomeni carsici. Allo sguardo attento non può sfuggire la diffusa presenza di ampie depressioni – le doline – che raccolgono le acque e, tramite profondi inghiottitoi, le convogliano nei torrenti sotterranei. Se poi si cammina più a valle, là dove le rocce non carsificabili si sostituiscono al gesso, si intercettano gli stessi torrenti nei punti in cui, dopo aver percorso centinaia di metri all’interno della montagna di gesso, tornano finalmente alla luce del sole.
La mostra che si inaugura domenica 22 settembre 2013 alle ore 16, presso il Museo Civico di Scienze Naturali di Faenza, via Medaglie d’Oro, 51 si propone di illustrare questo ambiente e l’attività che in essa svolgono gli speleologi.
La mostra rimarrà aperta fino al 15 dicembre 2013 con i seguenti orari di visita:
Sabato dalle ore 9 alle ore 12 e dalle ore 15 alle ore 18
Domenica dalle ore 15 alle ore 18.
L’iniziativa è promossa dal Museo Civico di Scienze Naturali e dalla Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna, curata da Gruppo Speleologico Faentino, Spleo GAM Mezzano, Ronda Speleogica Imolese.
Con il patrocinio del Comune di Faenza e del Parco Regionale della Vena del Gesso romagnola.
La mostra è stata realizzato con il contributo della Fondazione Banca del Monte e Cassa di Risparmio di Faenza e Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna.
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Mostra “Italia Speleologica”
La mostra “Italia Speleologica”, realizzata dalla Società Speleologica Italiana e dalle Federazioni Speleologiche Regionali e già esposta al Centro di Documentazione Dal Cin di Treviso in occasione del Laboratorio del Catasto (aprile 2011), sarà al XXI Congresso Nazionale di Speleologia del 2-5 giugno, presso la sala esposizioni del MIB.
La mostra, composta da 20 pannelli, offre un quadro generale della speleologia in Italia, mostrando una realtà estremamente articolata, portata a conoscenza in decenni di esplorazioni, studi, divulgazione.