Federazione Speleologica Regionale dell'Emilia Romagna

Il progetto Stella-Basino

A cura di Paolo Forti e Piero Lucci

Il progetto Stella-Basino

Studiare una grotta è come tessere le trame di un racconto che inizia lontano nel tempo e che, come avviene in ogni narrazione, è l’intreccio di tanti mutamenti. Leggere ciò che è accaduto implica pazienza, attenzione e, soprattutto, possedere più codici di interpretazione. Lo studio della grotta Stella-Basino inizia nel 1912 con le ricerche del naturalista friulano Giovanni Battista De Gasperi che percorse esternamente la Valle del Rio Stella ed ipotizza un corso sotterraneo delle sue acque.
Tra il 1952 e il 1955 si susseguono alcune campagne di esplorazioni del Gruppo “Pellegrino Strobel” di Parma; mentre dal 1957 iniziano le ricerche dei gruppi speleologici di Faenza a cui si  deve il primo rilievo dell’intero sistema. Sottolineare la linea temporale delle esplorazioni è importante per comprendere l’importanza e la ricchezza dei risultati raggiunti e perché la  conoscenza di un grande sistema carsico si costruisce nel tempo, con il contributo di tanti, e mai si esaurisce. Convinti di ciò, quando abbiamo iniziato il “Progetto Stella-Basino”, abbiamo  cercato di aggregare, oltre agli speleologi della Regione, le Istituzioni, e quegli esperti che hanno contribuito, nel tempo, a studiare ed a far conoscere in Italia e nel mondo la Vena del Gesso  Romagnola. La nostra Federazione Speleologica Regionale, organizzatrice del Progetto ha coinvolto, tra gli altri, il Servizio Geologico Sismico e dei Suoli della Regione Emilia-Romagna, il Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola, il Parco Regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa nonché alcuni ricercatori delle Università di Bologna e di Modena-Reggio Emilia. Costante è poi stato il rapporto con le Comunità locali che vivono a pochi passi dalle grotte della Vena e che, come abbiamo constatato in più occasioni, poco o nulla sapevano di questi ambienti nascosti. Fondamentali sono anche stati i ripetuti incontri con i ragazzi delle scuole di primo grado della zona, cercati e voluti sia dai loro insegnanti che dagli speleologi.
Non è certo un caso che questi ultimi abbiano collaborato alla realizzazione, presso l’istituto scolastico di Riolo Terme, di un piccolo centro di documentazione dedicato appunto alla Vena del Gesso romagnola. Obiettivo principale del progetto è stato quindi quello di far conoscere a quante più persone possibile il patrimonio carsico della Vena, convinti che una diffusa e profonda conoscenza sia presupposto assolutamente necessario per una sua adeguata tutela. Purtroppo (o per fortuna…) le nostre grotte poco si prestano ad essere commercialmente sfruttate per cui è facile dimenticare un patrimonio naturale nascosto ai più e che non crea profitti. Non possiamo del resto dimenticare che, a circa due chilometri dal Complesso Stella-
Basino, è attiva la cava di gesso di Monte Tondo, tra le maggiori dell’intero continente, che, spesso tra l’indifferenza di certi Amministratori locali, sta, ancor ora, distruggendo due grandi sistemi carsici. L’Inghiottitoio del Rio Stella e la Grotta Sorgente del Rio Basino, ubicati nei comuni di Brisighella, Casola Valsenio e Riolo Terme (Provincia di Ravenna), costituiscono un eclatante esempio di traforo idrogeologico in roccia gessosa che, con i suoi 5 chilometri di sviluppo, è tra i maggiori dell’intero continente. Questa grotta è percorribile, pur con difficoltà, da monte a valle cioè dal punto in cui il Rio Stella scompare sottoterra al piede di una splendida falesia, fino a dove il torrente stesso, che a valle prende il nome di Rio Basino, termina il suo percorso ipogeo. Prima di abbandonare la Formazione evaporitica, il torrente percorre ancora una stretta e caratteristica forra scorrendo tra massi di frana, meandri, piccoli canyon, brevi cascate nonché alcuni brevi tratti sotterranei. Infine, dopo un percorso epigeo nelle Argille plioceniche, si immette nel Torrente Senio, in prossimità della località Isola.
Il progetto di ricerca multidisciplinare è iniziato negli ultimi mesi del 2007 con l’esplorazione sistematica del complesso sotterraneo, nel quale gli speleologi dei gruppi operanti hanno individuato vari chilometri di ambienti sconosciuti, vasti saloni di crollo, alcuni nuovi tratti ipogei delle acque e zone con concrezioni gessose e calcaree di grande interesse. All’esplorazione ha fatto seguito un accurato rilievo per definire l’andamento, lo sviluppo e la profondità della grotta. All’esterno è stata eseguita una poligonale di massima precisione che ha collegato gli ingressi di tutte le grotte appartenenti al sistema e confermato l’ottima qualità del rilievo ipogeo. È stato anche studiato l’orientamento delle principali linee di frattura e di dislocazione tettonica, le deformazioni strutturali delle rocce, la rete idrografica sotterranea ed i depositi fisici in essa contenuti, ecc. Sono state analizzate anche le morfologie di superficie, poi messe in relazione con quelle presenti all’interno della cavità. Nello studio dei percorsi sotterranei delle acque siamo ricorsi a colorazioni tramite fluoresceina che ci hanno permesso di definire con precisione il collegamento idrologico tra il complesso Rio Stella-Rio Basino ed il vicino Abisso Luciano Bentini.
I depositi fisici, che nel corso del tempo le acque hanno trascinato all’interno del complesso ipogeo, si sono poi rivelati del tutto particolari in quanto in essi sono stati rinvenuti resti di piante, reperti osteologici di animali e manufatti antropici; tutte testimonianze che richiamano quello che era, un tempo, l’ambiente esterno.
E’ stato anche realizzato un accurato studio composizionale dei materiali clastici presenti in tali riempimenti alluvionali allo scopo di ricostruire il succedersi, nel tempo, dei diversi episodi di dinamica idraulica che hanno interessato il torrente. Sono state effettuate ricerche di biospeleologia con particolare attenzione ai Chirotteri; eccezionale è stata la scoperta di una colonia di oltre un migliaio di individui di Rhinolophus euryale in un remoto salone raggiunto per la prima volta durante le esplorazioni. Gli ambienti, sia interni che esterni, a loro volta sono stati oggetto di indagini microbiologiche, floristiche e faunistiche.
Nel corso di quasi tre anni l’impegno è stato intenso e continuo e tutti i partecipanti al progetto hanno messo a disposizione le loro conoscenze ed il loro tempo a titolo assolutamente volontario. L’elemento che più ha sorpreso durante questi tre anni è stata comunque la crescente e sentita partecipazione delle comunità locali. Il rapporto, sempre cercato degli speleologi, con chi vive nel territorio si è ben presto trasformato in reciproche opportunità di nuove relazioni umane, di scambio di idee e di coinvolgimento nel Progetto.
Agli speleologi è stata riservata ovunque una calda ospitalità e luoghi dove incontrarsi e lavorare. È testimonianza di ciò la partecipazione della Comunità locale al primo campo speleologico organizzato a Borgo Rivola (Comune di Riolo Terme) dal 30 Maggio al 2 Giugno 2008. Questo appuntamento, a cui hanno partecipato oltre 100 speleologi, è stato eccezionale
per ospitalità, partecipazione, scambio di informazioni e di esperienze relazionali. Altrettanto partecipato anche il secondo campo organizzato a Casola Valsenio nell’ambito della Settimana Europea dei Parchi. In questa località, ben nota per essere sede di periodici e partecipati incontri internazionali di speleologia, è stata allestita una mostra a carattere divulgativo sul Progetto stesso. Infine, nel Giugno 2010 a Zattaglia (Comune di Brisighella) e nell’ambito della prima festa del Parco della Vena del Gesso Romagnola, abbiamo organizzato, quale sintesi conclusiva dell’operazione, un Corso tematico di secondo livello che ha visto la presenza di molti speleologi, anche di altre regioni e la partecipazione attiva di quanti hanno  contribuito alla buona riuscita del Progetto. Con questo studio si è data continuità ai rapporti tra Federazione Speleologica, Regione Emilia-Romagna e Parchi Regionali dei Gessi  Romagnoli e Bolognesi, che sicuramente non si esauriranno con la conclusione di questo lavoro.
Sono testimonianza di ciò: la recente approvazione di una seconda Legge Regionale sulla Speleologia, la pubblicazione di uno ponderoso e completo studio sui geositi carsici dell’Emilia-Romagna, le convenzioni in atto con i parchi carsici regionali, la prossima messa in rete – nel contesto del Sistema Informativo Regionale – del Catasto Speleologico e la recente adesione della Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna al “Progetto Gypsum LIFE – Natura e Biodiversità” che vede il suo coinvolgimento diretto in un programma di respiro europeo.
Ci auguriamo che il nostro lavoro possa essere considerato un esempio ed uno stimolo per una miglior definizione delle scelte, dei progetti e dei piani che le Amministrazioni locali, spesso non troppo attente alle problematiche ambientali, dovranno realizzare in futuro.

Massimo Ercolani
Federazione Speleologica
Regionale dell’Emilia-
Romagna / Speleo GAM
Mezzano

Piero Lucci
Federazione Speleologica
Regionale dell’Emilia-
Romagna / Speleo GAM
Mezzano
Coordinatore Progetto Stella-Basino

 

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