Speleologia Emiliana V serie – n° 3 – 2012
Un anno è trascorso dalla precedente pubblicazione della nuova serie di “Speleologia Emiliana”, un anno in cui la Federazione e i Gruppi che la compongono hanno sviluppato un’intensa attività.
Anche se può sembrare scontato, è importante ricordare che l’attività è stata incentrata sullo studio, la divulgazione e la tutela delle aree carsiche regionali; sul contributo di merito alla stesura delle nuove norme regionali riguardanti i Parchi e sul futuro della Federazione rinnovandone lo statuto.
I consolidati e positivi rapporti con i Parchi carsici (Parco regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa e Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola) e con il Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli della Regione Emilia-Romagna, hanno permesso di dare continuità alle iniziative federali.
Si è partecipato ufficialmente, per la prima volta, a un evento scientifico internazionale: il 7° Euregeo “European Congress on Regional Geoscientific Cartography and Information Systems” (“Congresso Europeo sulla Cartografia e i Sistemi Informativi Geologici”), organizzato dal Servizio Geologico e Sismico della Regione Emilia-Romagna.
Il progetto “Gypsum LIFE- Riqualificazione delle Cavità Carsiche”, avviato con i Parchi regionali in ambito europeo, è alle battute finali. Nel Parco della Vena del Gesso Romagnola, dove da oltre un anno cinque Gruppi sono impegnati in interventi di riqualificazione e disostruzione di complessivi venti siti tra doline, inghiottitoi e grotte, dopo oltre 450 ore di lavoro volontario ha portato alla rimozione di circa 60 q di rifiuti cui vanno aggiunti altri 400 q di sfridi industriali di pelle per scarpe. I lavori sono attualmente terminati: resta solo da rimuovere la rete metallica di recinzione del Parco del Carnè e da chiudere le cinque grotte individuate con il Parco.Sempre riguardo a quest’ultimo progetto: prosegue il monitoraggio delle acque carsiche in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali dell’Università di Bologna.
Si sta partecipando, fornendo un supporto di carattere scientifico, a un progetto del GAL BolognAppennino, per la candidatura, alla commissione European Geopark Network, di un Geoparco che comprenda l’Appennino bolognese, il Parco dei Gessi e Calanchi dell’Abadessa e la Vena del Gesso Romagnola. Si è iniziato, a cura dello Speleo GAM Mezzano, il monitoraggio degli ambienti carsici prossimi alla cava di Monte Tondo, come previsto nella “Valutazione di Impatto Ambientale” deliberata dalla Provincia di Ravenna. Sempre nell’ambito di quest’attività, si sta procedendo alla realizzazione e pubblicazione di un volume riguardante Monte Tondo. Si è stati poi coinvolti nel progetto promosso dal Gruppo Speleologico Faentino (GSFa): il recupero del Museo di Scienze Naturali di Faenza.
Quest’adesione non è formale. Ci s’impegna nel lavoro di recupero, consapevoli che un museo possa essere una vetrina per la Vena del Gesso Romagnola e per la Speleologia, un luogo di raccolta della conoscenza e non un semplice “deposito”; un luogo di ricerca, di studio e di confronto, convinti che la conservazione del patrimonio di conoscenze del territorio e la tutela dell’ambiente vadano di pari passo.
In base al “Protocollo d’Intesa tra il Consorzio Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola, la Direzione regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna, la Soprintendenza per i Beni Archeologici e il Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna” e alla “Convenzione tra il Consorzio di Gestione del Parco della Vena del Gesso Romagnola e la Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia Romagna” si è avviato un progetto d’indagine e ricerca sulle miniere ipogee di Lapis specularis nella Vena del Gesso Romagnola, progetto esteso anche ai Gessi Bolognesi.
Sempre nell’ambito di un’attenta politica ambientale si è intervenuti sulla definizione della Legge Regionale di “riorganizzazione del sistema regionale delle aree protette e dei siti Natura 2000” e sull’istituzione del Parco regionale fluviale dello Stirone. Si sono presentate alcune osservazioni critiche, sostenendole con precisi emendamenti. Purtroppo la Regione non ne ha tenuto conto.
Ancora più grave è che la legge approvata, dia più importanza ai rapporti tra Regione ed enti locali anziché alla protezione dell’ambiente. È una norma giuridica contorta, lontana dai problemi dei cittadini, che non tiene nella dovuta considerazione il ruolo dei tanti lavoratori che con grande impegno operano nei parchi. In una parola, la si può definire una legge autoreferenziale.
Costruisce un sistema di gerarchie tra enti, spostando le decisioni a livello locale, quando l’esperienza insegna che a questo livello i compromessi politici, economici e gli interessi egoistici prevalgono sempre sulla tutela dell’ambiente. Ormai, a dieci mesi dall’approvazione, si vedono già i primi risultati negativi: l’area romagnola è ancora commissariata con gravi conseguenze per l’attività del parco stesso. Molti speleologi, a titolo personale, sono intervenuti a sostegno delle popolazioni colpite dal terremoto e come Federazione si è offerto un piccolo contributo economico.
Ci si è impegnati a sostenere lo Speleo Club Forlì (SCF) nell’”impresa di Giotto e Giulio”: ragazzi affetti da una disabilità alle gambe, costretti a vivere su una carrozzina. Quanto fatto da questo Gruppo è un importante esempio di solidarietà e di cura e la Federazione cercherà di aiutarli nei modi dovuti. Quanto all’attività “interna”, oltre a ciò che i singoli Gruppi hanno fatto, si ricordano: la pubblicazione del volume “le Grotte Bolognesi” da parte del Gruppo Speleologico Bolognese – Unione Speleologica Bolognese (GSB-USB), nell’80° della costituzione del GSB, e il rinnovo dello statuto della Federazione.
Tale rinnovo è stato un’importante occasione di confronto e riflessione sulla Speleologia, sulla Federazione e sui Gruppi stessi. Lo statuto approvato è stato fatto prendendo come riferimento quello precedente (in particolare le regole condivise e applicate dal 1995) e variandolo in base alle nuove domande ed esigenze, senza perdere la memoria storica e “istituzionale”. Si è cercata un’adeguata congiunzione tra gli scopi e la gestione. In questo modo si dovrebbe avere una Federazione più aperta, dove ogni Gruppo dovrebbe essere maggiormente impegnato a dare il proprio contributo, convinti che il totale sia maggiore della somma delle singole parti. Questa è la chiave di lettura dei vari articoli che compongono lo statuto.
Massimo Ercolani
Presidente della Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna
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